(Adnkronos) –
Il virus che innesca la mononucleosi infettiva – la cosiddetta ‘malattia del bacio’ – gioca “un ruolo diretto nell’insorgenza della sclerosi multipla tra bambini e ragazzi”. La conferma arriva da uno studio condotto da clinici e ricercatori dell’Unità di Neurologia dello sviluppo dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma su un campione di 219 giovani pazienti. I risultati dell’indagine, appena pubblicati sulla rivista scientifica ‘Journal of Neurology’, aprono nuove prospettive per la comprensione della malattia infiammatoria del sistema nervoso centrale e per future strategie di prevenzione, come la vaccinazione contro l’infezione da virus di Epstein-Barr (Ebv).
“La sclerosi multipla è una malattia infiammatoria cronica del sistema nervoso centrale in cui il sistema immunitario attacca per errore la mielina, la guaina che riveste le fibre nervose. Sebbene la maggior parte dei casi si manifesti in età adulta, circa 1 paziente su 10 è un bambino o un adolescente. Le cause della malattia restano ancora in parte sconosciute, ma l’ipotesi che fattori genetici e ambientali – tra cui le infezioni virali – possano contribuire alla sua insorgenza è sempre più solida. Negli adulti l’associazione tra l’Evb – il virus responsabile della mononucleosi infettiva – e sclerosi multipla è – ricorda il Bambino Gesù – infatti ben documentata. Fino ad oggi, tuttavia, tale relazione era meno evidente nei casi con esordio prima dei 18 anni.
Lo studio condotto da clinici e ricercatori dell’Unità di Neurologia dello Sviluppo del Bambino Gesù con la collaborazione del Dipartimento di Neuroscienze della Sapienza Università di Roma, è durato 2 anni e ha coinvolto complessivamente 219 pazienti tra i 6 e i 17 anni (età media 12 anni), 57 dei quali affetti da sclerosi multipla. Tramite tecniche di laboratorio basate sulla chemiluminescenza, sono stati analizzati campioni di sangue di tutti i partecipanti per individuare la presenza di anticorpi specifici contro l’Ebv riscontrando che il 100% dei bambini con sclerosi multipla era positivo al virus, spesso contratto in modo asintomatico.
Per confermare la specificità di questo risultato, i ricercatori hanno confrontato i dati emersi dai pazienti con sclerosi multipla con due gruppi di controllo composti da bambini con malattie autoimmuni non neurologiche e da piccoli pazienti con cefalea primaria, considerati immunologicamente sani. In questi ultimi, solo il 59% mostrava segni di un’infezione pregressa da virus di Epstein-Barr (Ebv). La differenza, statisticamente significativa, ha rafforzato l’ipotesi di una connessione diretta tra le due malattie.
I dati emersi dallo studio del Bambino Gesù indicano dunque un nesso causale e specifico del virus di Epstein-Barr nello sviluppo della sclerosi multipla in età pediatrica, aprendo la strada a nuovi percorsi per la prevenzione e la cura. “Mentre la relazione tra infezione da EBV e insorgenza della sclerosi multipla in età adulta è accettata dalla comunità scientifica, la sua importanza per i casi ad esordio prima dei 18 anni appariva piuttosto dubbia. I nostri risultati, invece, confermano che si tratta di un fattore di rischio fondamentale anche nel bambino e nell’adolescente” sottolinea Gabriele Monte, prima firma dello studio.
“Comprendere le cause della sclerosi multipla è fondamentale per poter sviluppare trattamenti mirati e strategie di prevenzione efficaci – aggiunge Massimiliano Valeriani, responsabile di Neurologia dello Sviluppo del Bambino Gesù e coordinatore della ricerca – Il nostro studio supporta la possibilità che un vaccino contro il virus che scatena la mononucleosi possa avere un impatto significativo sulla riduzione dell’incidenza della sclerosi multipla nei più giovani”.
Il Centro per la Sclerosi multipla del Bambino Gesù è punto di riferimento nazionale per la diagnosi, la terapia e la ricerca su questa complessa patologia nei bambini e negli adolescenti. I giovani pazienti e le loro famiglie vengono seguiti lungo tutto il percorso di cura sino al follow up in età adulta. Sebbene l’esordio della malattia sia raro prima dei 10 anni (1%), nel 10% dei casi si manifesta tra i 10 e i 18 anni, con caratteristiche cliniche peculiari che richiedono protocolli specifici e studi mirati. Con circa 70 pazienti attualmente in cura, il Bambino Gesù gestisce la più ampia casistica pediatrica a livello nazionale.
—
cronaca
webinfo@adnkronos.com (Web Info)